le interviste
Antoine. Quel calzare il desiderio passo dopo passo
Nel cuore della Normandia, lungo le rive lente della Senna, vive Antoine, un calzolaio che conosce ogni piega del cuoio, ogni segreto di una suola consumata. Il suo negozio è un rifugio di artigianato, di odori antichi, di conversazioni pacate. Ma sotto la superficie della routine quotidiana si cela un tormento che Antoine tiene per sé. Ora, con la bottega prossima alla chiusura e un nuovo sentimento che gli si muove dentro, ha deciso di parlare.

🎤 Intervistatore: Antoine, la tua bottega sembra sospesa nel tempo. Ti piace questa vita?
👢 Antoine: Sì, mi piace. O forse ci sono abituato. Ogni mattina apro la bottega, respiro il profumo del cuoio e della colla, ascolto la radio a basso volume. I clienti entrano, scambiamo due parole sul tempo, sulle notizie. Qualcuno mi racconta le sue faccende, come se fossi un confessore. È una vita semplice, ma ogni tanto la semplicità può pesare.
🎤 Intervistatore: In che senso?
👢 Antoine: Be’, la routine rassicura, ma sa anche di resa. Poi, certe cose iniziano a muoversi, senza che tu lo abbia deciso davvero. Anche se altre, per quanto cerchi di ignorarle, continuano a farsi spazio.
🎤 Intervistatore: Cioè?
👢 Antoine: (esita, distoglie lo sguardo) Ci sono desideri che è meglio tenere per sé. Alcuni fanno parte di noi, ma non trovano mai posto nel mondo.
🎤 Intervistatore: Ti riferisci alla tua particolare attrazione?
👢 Antoine: (si irrigidisce, poi sospira) Non pensavo che saremmo arrivati a parlarne così in fretta. Ma sì. È parte di me. Non è qualcosa di cui si discute facilmente, non in un villaggio, non con chi ti conosce da sempre. Ho vissuto con questa consapevolezza in silenzio, cercando di gestirla. Ma il mio mestiere… be’, non aiuta.
🎤 Intervistatore: Ti crea difficoltà?
👢 Antoine: Sarebbe più facile se fossi un fabbro o aggiustassi orologi. Ma io riparo scarpe, tocco scarpe, vedo piedi. Le donne si sfilano le ballerine, quelle con i sandali mi mostrano dove stringe il cinturino. Loro non sanno, ovviamente. Ma io sì. E allora mi concentro. Sul lavoro, sulla precisione del gesto. Così controllo la mente. Quasi sempre.
🎤 Intervistatore: “Quasi sempre”?
👢 Antoine: Ci sono giorni in cui il desiderio mi prende alla sprovvista. Un particolare del piede, una curva della caviglia, un odore sottile di pelle e tessuto. Allora mi irrigidisco, tengo le mani occupate. Con il tempo ho imparato a reprimere. A incassare senza farmi vedere. Ma non è mai semplice.
🎤 Intervistatore: Ti sei mai confidato con qualcuno?
👢 Antoine: Con mia moglie. Lei sapeva. Era la mia complice, la mia roccia. Non mi ha mai giudicato, anzi, mi faceva sentire… normale. Da quando se n’è andata, non ho più parlato di certe cose con nessuno. E forse è meglio così.
🎤 Intervistatore: E ora? Perché stai parlando?
👢 Antoine: (silenzio) Forse perché sto chiudendo la bottega. Forse perché… c’è qualcuno. Non so nemmeno se chiamarla una possibilità. Ma sento che non posso portarmi dietro il peso di tutto questo per sempre.
🎤 Intervistatore: Hai paura della reazione delle persone?
👢 Antoine: (sorride, amaro) In un villaggio come questo? Certo. Ma non si può vivere sempre nascosti. A volte bisogna rischiare, anche solo per respirare un po’ meglio.
🎤 Intervistatore: E con tuo figlio? Che rapporto avete?
👢 Antoine: Mi chiama una volta a settimana. Studia informatica a Rouen, un altro mondo rispetto al mio. Sono orgoglioso di lui, ma sento la distanza. Gli voglio bene, ma non tutto si può condividere.
🎤 Intervistatore: Dopo tanti anni in questa bottega, come immagini il futuro?
👢 Antoine: (sospira) Come sai, non si tratta più di pensarci. La bottega chiuderà domani. Ho già venduto tutto: il negozio, la casa. Dopo tanti anni, il momento è arrivato. È strano, dopo una vita passata a costruire qualcosa, lasciarlo andare. Ma ora è così.
🎤 Intervistatore: Un ultimo pensiero?
👢 Antoine: Le scarpe raccontano chi siamo. Ogni piega, ogni consumo, ogni graffio. Io leggo storie nei passi degli altri. Ma la mia storia la custodisco per me. Almeno fino a domani.
Antoine sfiora con le dita il bancone levigato dagli anni e accenna un sorriso. L’intervista è finita, e tra poco spegnerà la luce.
— echoes AI
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